Intervista a Ciro Iannaccone

Amministratore

22 Maggio 2015

Intervista al Dottore Agronomo Ciro Iannaccone, iscritto dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Avellino, Vice-Presidente dello stesso Ordine nella passata consiliatura
a cura di Lorenzo Gambacorta
 
Il territorio Irpino quali tipologie di produzioni agroalimentari offre prevalentemente?
il territorio irpino è caratterizzato da condizioni pedoclimatiche molto eterogenee. tale peculiarità fa sì che all’interno del territorio si possono individuare diverse aree che si caratterizzano in funzione delle tipologie di produzioni agroalimentari prodotte in esse. senza entrare nel merito della ripartizione geografica delle varie aree produttive (che possono essere equiparate ad una sorta di ecosistema), abbiamo le seguenti tipologie di produzione: corilicola, castanicola, vitivinicola, cerealicola, frutticola, zootecnica e orticola.
 
In quale comparto la tua attività di Agronomo viene svolta con maggiore frequenza?
per una questione meramente di natura statistica i comparti nei quali sono più operativo sono: corilicolo, viticolo, cerealicolo. l’attività di consulenza che svolgo, solitamente, per le aziende agricole è, soprattutto, di tipo tecnico economico finalizzata all’ottenimento di contributi da implementare nel miglioramento strutturale. meno riconosciuta e remunerativa è invece la consulenza tecnica agronomica.
 
Le ricadute positive del PSR 2007/2013 sotto quali aspetti hanno contribuito allo sviluppo dell’economia rurale Irpinia?
non è facile rispondere. rispetto gli obiettivi dettati dalle linee guida, le ricadute positive sullo sviluppo rurale dell’Irpinia sono da vedere nel breve, nel medio e nel lungo periodo.
all’atto pratico, nel breve periodo, gli investimenti hanno certamente avuto effetti positivi: sulla implementazione della sicurezza nell’eseguire le ordinarie operazioni colturali, sulla riduzione dei costi di produzione, sull’occupazione, sulla riduzione dell’impatto ambientale in termini di risparmio energetico e riduzione di emissioni in atmosfera.
da non sottovalutare, come ricaduta positiva, quella di aver in un certo modo incentivato il subentro di giovani imprenditori agricoli favorendo lo “svecchiamento”.
in molti casi, gli investimenti sostenuti hanno teso alla implementazione di filiere corte all’interno dell’azienda, in altri casi le aziende hanno provveduto a diversificare l’attività agricola con l’attività agrituristica. ovviamente le ricadute economiche associate, le si possono apprezzare nel medio e lungo periodo.
 
Sulla base della tua esperienza, considerate le potenzialità e le caratteristiche del territorio rurale irpino, al fine di incrementare il reddito agricolo, secondo te sarebbe opportuno continuare ad investire su colture già praticate attualmente oppure creare una diversificazione nelle produzioni agricole sfruttando potenzialità non ancora esaltate del territorio irpino?
detto francamente, sono del parere che vanno semplicemente ottimizzate e valorizzate le eccellenze del territorio irpino. in passato si è tentato di importare nel territorio irpino colture alternative provenienti da esperienze positive nazionali, senza però generare una valida alternativa. ultimo caso è stata la ricerca di inserire nel territorio irpino (principalmente nell’area a produzione cerealicola) colture agricole per produzione di energia da biomassa. dopo circa un decennio di coinvolgimento, di divulgazione e presentazione dei potenziali scenari, di fatto non si è giunto a nulla di concreto.
probabilmente, solo all’interno del contesto “forestale” irpino, potrebbe essere implementata la filiera energetica da biomassa proveniente dalla gestione dell’immenso patrimonio forestale. ma qui le criticità sono più che altro da imputare ad una legislazione regionale particolarmente complessa e gonfia di burocrazia.
viceversa, la liberalizzazione del comparto bovino in termini di quote latte, potrebbe essere un input per riportare in Irpinia il settore lattiero caseario che nell’ultimo trentennio è stato quasi del tutto azzerato.
 
Quali strategie l’agricoltore potrebbe mettere in atto per affrontare e superare l’attuale crisi economica?
parliamoci chiaro, le organizzazioni comuni di mercato, la politica agricola comune ed i vari PSR, tengono in vita l’intero settore agricolo e rappresentano circa il 40% dell’intero bilancio comunitario in termini di spesa. sono certo che se dall’oggi al domani dovessero venire meno le integrazioni al reddito, la stragrande maggioranza delle aziende agricole italiane non avrebbero ragione di esistere in quanto il reddito netto sarebbe praticamente nullo.
ritornando alla realtà irpina, c’è da aggiungere che le dimensioni medie delle aziende agricole non consentono quasi mai l’implementazione di una filiera corta a livello di singola azienda. ovviamente ci sono anche molti casi che non confermano la regola.
l’agricoltore deve oggi più che mai ragionare da “imprenditore”, ovvero utilizzare gli aiuti comunitari non per sopravvivere ma per stare al passo con i tempi, ed essere competitivo. oggi produrre derrate agricole da destinare alla trasformazione agroalimentare gestita dalle multinazionali, non è quasi mai remunerativo per gli agricoltori.
in definitiva, l’unica strada da perseguire è quella dell’associazionismo e della cooperazione. cosa molto facile da dire e da spiegare teoricamente, ma la mancanza di uno spirito cooperativistico nel tessuto rurale irpino, rendono praticamente quasi impossibile tale strategia.
l’auspicio è quindi proprio quello di incentivare il turn-over generazionale, inserendo in agricoltura giovani che sicuramente sono più propensi ad associarsi.
una nuova strategia che pian piano si sta facendo largo nel tessuto rurale irpino è la multifunzionalità dell’azienda agricola: l’implementazione, cioè, all’interno della ordinaria azienda agricola, di attività extra agricole che vanno dall’accoglienza, alla ristorazione, al turismo rurale, alla produzione di energia rinnovabile ecc. ecc.
 

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