Intervista a Gabriele Costa

Amministratore

22 Maggio 2015

Costa Gabriele

Intervista al Dottore Agronomo Gabriele Costa, attualmente consigliere dell’Ordine Provinciale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Caserta, già Presidente dello stesso Ordine territoriale nella passata consiliatura
 
a cura di Walter Nardone
 
Dott. Costa negli ultimi anni, gli agronomi e forestali, come del resto tutti i professionisti, hanno iniziato a fare i conti con due nuovi obblighi: l’assicurazione professionale e la formazione continua.
Anche se questi obblighi, oggettivamente rappresentano un ulteriore gravame di gestione e/o responsabilità a carico del libero professionista, nel merito risultano essere giusti e legittimi, attesa la finalità di garanzia di maggiore qualità e sicurezza delle prestazioni professionali verso l’utenza e la collettività.
 
Come mai, secondo lei, nonostante l’obbligo, esiste nell’ambito dei professionisti ancora qualche sacca di scetticismo?
Nella circostanza parlare di scetticismo mi sembra un eufemismo, all’uopo le rispondo con un esempio pratico. Un giovane laureato,che ha superato l’esame di stato per l’abilitazione alla libera professione di “Agronomo”, per iniziare ad esercitare deve: a) Iscriversi all’Ordine Provinciale di pertinenza; b) aprire la partita IVA; c) iscriversi all’EPAP; d) seguire corsi di formazione come per legge e secondo il regolamento Conaf; e) stipulare idonea polizza assicurativa per eventuale danni derivanti dall’attività; f) adeguarsi agli obblighi e/o richieste telematiche (pec, smart card, firma digitale, fatturazione elettronica ecc); sicuramente dimentico qualche altro obbligo, il tutto, per i primi anni, a fronte di fatturazioni di lievi entità, con l’obbligo tra l’altro di presentazione del Durc. Nella fattispecie è giustificato avere un po’ di scetticismo?
 
Qualche mese fa, il neurologo Rosario Sorrentino ha scritto che “gli scienziati dovrebbero sacrificare un po’ del loro preziosissimo tempo dedicato alla ricerca, spostando la loro attenzione anche alla divulgazione della cultura scientifica con la determinazione di farlo con passione, nel modo più semplice e chiaro possibile”…;
E’ auspicabile, ma credo sia utopistico crederci. La divulgazione della cultura scientifica realizzata in modo comprensibile, sarebbe ed è di fondamentale importanza per le professioni tecno – scientifiche, ma credo debba essere di competenza delle Istituzioni e non già del singolo ricercatore e/o scienziato, non fosse altro che per la disponibilità degli specifici mezzi tecnici a disposizione.
 
In base alla sua esperienza professionale, quali materie dovrebbero essere maggiormente approfondite o introdotte nei Dipartimenti di Agraria, al fine di consentire un più facile ingresso dei giovani professionisti nel mondo del lavoro?
Approfondire ed inserire esercizi e prove pratiche in materia estimativa. Introdurre, in modo massivo e significativo, materie informatiche applicate all’agricoltura, con utilizzo continuo dei mezzi ed attrezzature telematiche. Obbligo di prove scritte, orali e pratiche di INGLESE e/o altre lingue come lo spagnolo ed il francese.
 
I giovani agronomi e forestali, avranno spazio nel futuro o la globalizzazione e la conseguente maggiore dipendenza degli approvvigionamenti dell’Italia dall’estero, vedrà l’agricoltura del nostro paese sempre più relegata a settore marginale e, quindi, con minori ambiti lavorativi per i nostri colleghi?
La rivoluzione delle tecniche di coltivazione, l’evoluzione della chimica, la selezione genetica e via dicendo, hanno liberato il mondo dalla schiavitù della fame. I problemi che in futuro dovrà fronteggiare l’agricoltura mondiale non sono più di tipo quantitativo, bensì saranno relativi a quelli della sanità dei prodotti, della loro qualità gastronomica, del rispetto dell’ambiente nel quale vengono prodotti, della conservazione delle risorse. In tal senso lo sviluppo dell’agricoltura a livello mondiale rende la sfida particolarmente aspra. Il nostro paese deve perciò razionalizzare e sostenere il Made in Italy e la competitività del settore agricolo e/o agroalimentare. Le istituzioni devono sempre più internazionalizzare, sostenere, difendere e divulgare il marchio Made in Italy, combattendo tra gli altri il fenomeno dell’Italian sounding. Questo, ovviamente non unico, potrebbe essere un atto concreto teso ad evitare la marginalizzazione del ns. settore.
 

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