Il ruolo dell'Agronomo negli enti locali (ovvero "…….è di mia competenza")

Amministratore

24 Marzo 2016

di Cinzia Piccioni Ignorato – ODAF Napoli
 
Quante volte capita di sentirci rispondere “…non è di mia competenza”, la frase diventata luogo comune nell’aneddotica che circonda i dipendenti pubblici.
Può anche capitare di sentir definire gli stessi dipendenti come figure borboniche, nell’accezione più negativa.
Senza addentrarsi in un’analisi storica del rapporto cittadino/dipendente pubblico, si deve comunque registrare come dato di fatto il pregiudizio da parte di entrambi. Così che i dipendenti pubblici appena assunti devono confrontarsi con lo stereotipo dell’impiegato negligente, impreparato, allergico all’innovazione e …raccomandato.
Io, insieme ai miei colleghi agronomi, sono stata assunta nel 1980, con sindaco Valenzi, grazie alla legge 285 sull’occupazione giovanile. Di fatto, un’assunzione di massa su cui si potrebbe anche discutere, ma almeno ebbe il merito di non aver avuto caratteristiche clientelari.
Così ci trovammo catapultati nella allora “Direzione Giardini ” del Comune di Napoli. Una piccola “azienda vivaistica” nel cuore della città, con 4 complessi di serre a diverso indirizzo colturale; si produceva dalle fioriture annuali e perenni, alle essenze arbustive ed arboree, passando per le collezione delle piante da interni, con preziose collezioni di philodendron e di orchidee. Quì vi erano tecnici di grande spessore, ma anche maestranze preparate ed orgogliose del loro lavoro.
Al servizio erano stati riconosciuti vari premi in contesti fieristici italiani ed esteri; il Comune è anche titolare di alcuni brevetti di invenzione industriale per ibridi di philodendron.
Tuttavia non si può dire che gli inizi siano stati facili per chi come noi arrivava direttamente dall’università, ma con il tempo, ascoltando l’esperienza e curando l’aggiornamento tecnico, ciascuno di noi è riuscito a conservare professionalità ed autonomia di giudizio, esprimendo con il passare degli anni una maggiore competenza specifica (prati, parterres, mosaicoltura, vivaismo, arboricoltura, progettazione, urbanistica).
In quegli anni si è sviluppata la determinazione di non appiattirsi sullo sfondo di una tappezzeria in cui il dipendente pubblico è quasi invisibile all’utente con cui ha rari e talvolta tesi rapporti. Abbiamo cercato di renderci ben stagliati nel contesto dell’Ente, affinchè l’utente potesse ricevere informazioni e consigli adeguati.
Tutto ciò non è frutto di impulsi esterni, ma di una personale determinazione a mantenere un approccio tecnico/professionale anche mettendo in conto di risultare ingombranti. Eppure, in 35 ani di manutenzione in 40 parchi, di progetti realizzati e di tutela paesaggistica, le nuove istanze sono state recepite sempre come stimolo ad acquisire altre conoscenze, adattandosi alle nuove realtà.
Quindi, con i miei colleghi abbiamo risposto di rado al cittadino “….non è di mia competenza”, anzi la cura, gestione e progettazione del verde “…è di nostra competenza”.

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