Intervista alla Dott.ssa Carla Visca, referente della Misura 214 presso S.T.P. di Benevento

Amministratore

24 Marzo 2016

di Massimo Palladino, ODAF Benevento
 
Dott.ssa Visca, le donne, nella società moderna, giustamente, vanno acquisendo un ruolo sempre più centrale. Ritiene che il loro impegno sia adeguatamente valorizzato?
Credo che, dopo un periodo di conquiste avvenute grazie ai movimenti femminili e  femministi degli anni Settanta -conquiste di cui, peraltro, si è avvantaggiata tutta la società-, negli ultimi vent’anni la figura della donna sia stata fortemente svalutata e penalizzata. In questo periodo i mass media hanno costantemente proposto immagini di donne poco credibili; i canali televisivi, le pubblicità, le copertine dei giornali sono stati inondati di veline, letterine, ecc.. Il messaggio forte che è passato è che è meglio che le donne non pensino, non parlino, rimangano in disparte e si atteggino a belle statuine. Negli ultimi anni, inoltre, gli episodi di violenza contro le donne si sono esacerbati, significando che la violenza, che la maggior parte delle volte si esprime proprio all’interno della famiglia, vuole fermare comportamenti di autonomia femminile. La rappresentanza femminile nei luoghi di decisione politica è ancora ridotta, soprattutto qui al sud. Perciò, c’è molto lavoro ancora da fare per la valorizzazione del ruolo femminile.
 
Cosa pensa, invece, delle colleghe Agronomo libere professioniste o occupate nei vari enti pubblici?
Le Agronome ricoprono ruoli importanti, sia nella libera professione che nella pubblica amministrazione, nelle scuole e nelle università come funzionarie, dirigenti, referenti, ricercatrici, docenti. Si prodigano molto, sono molto aggiornate, sempre al passo con le novità gestionali, le innovazioni tecniche e tecnologiche, mantenendo sempre, allo stesso tempo, un equilibrio con il loro ruolo nella famiglia. Il mio timore è che spesso, a causa dell’assenza di servizi a sostegno delle famiglie, questo equilibrio si giochi sul sacrificio femminile, penalizzandone la carriera professionale.
 
Conosciamo la dedizione e l’impegno che mette in campo nel lavoro nel suo ruolo di referente della Misura 214 del P.S.R. per il Servizio Territoriale Provinciale di Benevento. Sarà dovuta, probabilmente, anche alla sua sensibilità ai temi ambientali?
In effetti, già nel corso degli studi universitari avevo maturato la convinzione che fosse necessario conoscere bene l’ambiente naturale per poterne sfruttare al meglio i meccanismi interni e così scelsi un piano di studi che includesse anche l’esame di Lotta biologica e integrata, con il professore Gennaro Viggiani. Dopo la laurea ho lavorato per diversi anni presso i laboratori di Chimica Agraria dell’Università di Portici, impegnandomi nella realizzazione di ricerche volte ad approfondire i rapporti tra pianta e patogeno e ad individuare e studiare le molecole responsabili dei meccanismi di difesa delle piante.
Credo che l’ambiente naturale sia una grande risorsa per il genere umano. Sono sostenitrice della salvaguardia dell’ambiente e, per questo, ritengo anche che occorra ripensare criticamente alle scelte compiute in un recente passato rispetto all’impiego di prodotti chimici per aumentare la resa produttiva delle coltivazioni. L’impatto di tali princìpi sull’ambiente in cui viviamo, sugli alimenti di cui ci nutriamo, sulla nostra salute e su quella dei bambini in particolare, può essere fortemente negativo, oggi lo affermano molti studi compiuti da accreditati ricercatori medici.
 
Noi riteniamo che le nostre zone interne abbiano un potenziale produttivo e turistico ancora inespresso. Quali azioni potrebbero essere messe in atto dagli Agronomi per evitare che la sfiducia delle popolazioni locali possa prendere il sopravvento e determinare la temuta desertificazione sociale di tali aree?
Le zone interne della Campania hanno un grande potenziale in termini ambientali, paesaggistici, naturalistici e umani. Tali potenzialità sono sicuramente poco conosciute ma sono anche poco valorizzate dalle stesse popolazioni locali. Cosa si potrebbe fare? Sicuramente migliorare la gestione del territorio e sviluppare le infrastrutture di collegamento: visitando zone rurali in altre regioni si può facilmente constatare che anche le più remote strade interpoderali sono tenute con moltissima cura e che qualsiasi reperto storico, archeologico, architettonico, naturalistico, viene messo in evidenza. La difesa del territorio dal degrado è necessaria per la sua sopravvivenza.
Inoltre, nelle nostre zone, una delle azioni principali da rilanciare è, a mio avviso, quella di creare una rete attraverso la quale far circolare le idee e le iniziative, stimolare l’aggregazione per avere maggior forza e consapevolezza delle risorse esistenti sul territorio, per far sentire maggiormente il peso delle imprese agricole, superando l’isolamento e la diffidenza.
 
Spesso tra pubblica amministrazione e mondo professionale si crea un dualismo che determina lungaggini burocratiche e inefficienze nel sistema. Sarebbe possibile, secondo Lei, ridurre le distanze e come?
Negli ultimi vent’anni sono state approvate numerose leggi per ridurre la burocrazia nella Pubblica Amministrazione, semplificare la macchina amministrativa e migliorare i servizi ai cittadini. Occorrerebbe capire perché finora queste riforme hanno funzionato soltanto parzialmente. Nel mio piccolo, ho modo di verificare che disponibilità e confronto migliorano il rapporto con l’utenza.
 
Per sfondare nel mondo del lavoro, quali requisiti dovrebbe avere un giovane Agronomo oltre una approfondita conoscenza del settore agricolo?
Ad un giovane Agronomo consiglierei di mantenere sempre viva la progettualità, cioè la capacità di portare avanti una visione delle cose, un’idea, perché no? un sogno, e la voglia di conoscere e confrontarsi con altre realtà, viaggiando ed anche facendo esperienze lavorative all’estero. Suggerirei di avere consapevolezza del proprio ruolo di Agronomo, che può avere competenze ampie, e di saper guardare lontano rispetto alle attività che come Agronomi possiamo realizzare. Inoltre, in concreto, è importante cercare di elaborare proposte innovative che siano “tagliate su misura” rispetto all’impresa agricola per la quale vengono progettate: spesso non esiste un modello unico di sviluppo e i punti di forza vanno individuati situazione per situazione.
 
Ritiene valida ed utile per la nostra categoria l’attività di comunicazione (invio di newsletter periodiche, partecipazione ad eventi, organizzazione di incontri) che la Federazione ha avviato da circa un anno? In cosa potrebbe essere migliorata?
Certamente sì, è utile avere una attività di comunicazione snella, veloce ed efficace, così come è stata formulata e viene proposta. Si potrebbe migliorare stimolando una ancor maggiore partecipazione anche attraverso la pubblicazione di interventi da parte degli iscritti oppure attraverso la creazione di forum su temi specifici.

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