Intervista al Dott. Agr. Antonio Dente, Responsabile agronomico presso la storica Azienda Vinicola “Mastroberardino”

Amministratore

15 Luglio 2016

di Natalia De Vito, ODAF Avellino
 
 

Prima di iniziare l’intervista, ci parli un po’ di te?

Ho 44 anni, sono nato in provincia di Napoli, da genitori entrambi irpini. Mio padre Faustino di Montefusco e mia madre Immacolata di Venticano, entrambi agricoltori, appena sposati, si trasferirono in provincia di Napoli dove hanno lavorato come custodi del condominio dove sono cresciuto. Sono stato educato ad un grande senso di responsabilità, rispetto del lavoro e sacrificio, vedendo quotidianamente i miei genitori dediti al lavoro e privarsi anche di una vacanza, pur di consentire a me e mio fratello di studiare. Abbiamo conservato delle proprietà di terreni in Montefusco (AV) dove siamo sempre tornati, nel corso degli anni, per raccoglierne i generosi frutti. Ho sempre avuto la passione ed il desiderio di vedere un giorno quei terreni trasformati in una piccola azienda agricola, desiderio poi realizzato quindici anni fa con l’impianto di vigneti specializzati per la produzione di Greco di Tufo DOCG.

Come valuti la figura del Dottore Agronomo all’interno dell’azienda Mastroberardino?
La figura del Dottore Agronomo nell’Azienda Mastroberardino riveste un ruolo molto importante, sia per quanto riguarda il rapporto con i fornitori ma soprattutto per quanto riguarda la gestione dei vigneti aziendali. Ho maturato un’esperienza di sedici anni in qualità di responsabile agronomico dell’Azienda Mastroberardino ed è tanta anche la responsabilità e l’impegno richiesto che spesso vanno oltre il classico orario d’ufficio e che comportano un certo tipo di organizzazione del lavoro, fino a sera, con particolare attenzione alla difesa dei vigneti, con vari adempimenti riguardanti la compilazione dei quaderni di campagna, la valutazione dell’impatto ambientale e la gestione del biologico. Inoltre, la corretta interpretazione dell’annata agraria in funzione della quale operare le più opportune scelte operative, la scelta dei siti potenzialmente più vocati alle produzioni di qualità e la cura dei dettagli nelle fasi d’impianto o reimpianto dei nuovi vigneti, la gestione del personale agricolo attraverso un giusto equilibrio che premi gli addetti più meritevoli e motivati, la gestione delle pratiche di finanziamento, il corretto approccio al lavoro di squadra ed, infine, il rapporto con i visitatori e con le peculiarità della nostra bella Irpinia, rappresentano gli aspetti fondamentali che conferiscono un’efficacissima distintività all’azienda.

Quanto del territorio irpino si riflette sui prodotti dell’azienda?
I prodotti dell’azienda sono figli del territorio irpino e la filosofia aziendale vuole preservare e rappresentare la perfetta identificazione dei propri vini con il territorio di provenienza o meglio ancora, nel caso dei cru, con il vigneto di provenienza e le sue peculiarità. La vocazione vitivinicola del territorio irpino è elevatissima e testimoniata dalla compresenza di tre DOCG: anche a livello di ecosistema siamo particolarmente avvantaggiati rispetto ad altri contesti territoriali poiché non abbiamo pressione da parte di tignola e tignoletta della vite, flavescenza, mal dell’esca e riusciamo, pertanto, a garantire al consumatore produzioni frutto di una gestione a basso impatto ambientale.

Ci sono altre opportunità professionali analoghe altrove?

Il settore vitivinicolo è particolarmente affascinante ed attraente, ha subito poco la crisi economica iniziata nel 2008 e offre buone opportunità d’impiego. Il carico burocratico che le aziende devono sostenere richiederebbe, secondo me, nuove figure trasversali alla produzione che garantiscano alle stesse la correttezza di compilazione dei registri ma ancora prima la correttezza delle scelte operate.

Dal tuo punto di vista, come si può acquisire sin da subito una certa performance?
Il mio consiglio è quello di fare quante più esperienze possibile nella fase della propria formazione, anche all’estero, in modo da arricchire il proprio bagaglio di conoscenze. Se ho un rimpianto legato al mio percorso di formazione è quello di non essere stato ancora più intraprendente durante gli studi universitari pensando a svolgere più vendemmie anche all’estero, anche da semplice operaio.

Un’ultima domanda. Quanto pensi sia importante per le aziende dell’agroalimentare campano commercializzare le proprie eccellenze enogastronomiche all’estero e migliorare, pertanto, il proprio vantaggio competitivo?

Questo è fondamentale e lo è ancor di più oggi, soprattutto a causa della fase congiunturale che attraversiamo dal 2008. Su questo tema sarebbe particolarmente utile muoversi come consorzi o associazioni tra produttori, anche di filiere diverse, supportati anche dalle istituzioni, in modo da aver un maggior peso contrattuale e rappresentando meglio il proprio territorio d’origine.

 

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